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2020 e la pandemia dei corsi TIK TOK

Il 2020 sarà ricordato come l'anno della pandemia. Ma l'argomento di oggi non è il Covid. Entro ogni giorno in scuole di danza nelle quali affrontiamo un'epidemia per cui non bastano distanze, mascherine e disinfettanti. Sto parlando di TikTok! Le scuole di danza private sono subissate da richieste di mamme (e papà) che vorrebbero tanto iscrivere la loro fanciullina a un corso di questa brillante "disciplina". La sottoscritta, che vive in un mondo suo parallelo (non ho la tv in casa!), fino a qualche settimana fa manco sapeva cos'era.  Mi sono documentata. Ho scoperto su Wikipedia che è un social network nato in Cina (dove si chiama Douyin) nel settembre 2016 (ecco perché non ne sapevo nulla... nel settembre 2016 è nato il mio secondo figlio: ero impegnata!). Attraverso l'app si possono creare brevi clip musicali (max 1 minuto) con filtri ed effetti spettacolari. E' molto di moda tra gli adolescenti, alcuni dei quali sono diventati delle vere e proprie...

Quando la danza è INCLUSIVA

Adoro potervi raccontare delle belle storie di danza. Oggi vi parlo della vittoria a Mosca di due ballerini italiani (Chiara Bruzzese e Davide Mori Romeo) alla settima edizione dell’Inclusive Dance Festival nella categoria Modern-Contemporary Wheel Chair Dance.

Conosco Davide da quando studiava danza a Torino: un bravo ballerino e una bellissima persona.
Si è perfezionato a Madrid ed attualmente lavora a Savona. Quando ho letto della sua vittoria l’ho subito contattato per congratularmi e strappargli un’intervista (sto diventando una blogger d’assalto😄).

Primo premio a Mosca: un meritato riconoscimento per un bel progetto. Ci racconti come è iniziata questa avventura?
Nel 2017 sono entrato come insegnante di danza classica nello staff dell’A.s.d. Semplicemente danza di Savona. Lì ho conosciuto Chiara Bruzzese e Edo Pampuro (nostro insegnante e coreografo), che hanno subito intuito che potevo essere la persona giusta per diventare patner di Chiara e in seguito maestro per bambini portatori di disabilità. Abbiamo iniziato insieme un percorso che ci ha portato a vincere molte gare in Italia e all’estero (Olanda, Irlanda, Polonia..).
Poi è arrivata la convocazione per Mosca ed è stata una duplice gioia. Siamo stati selezionati tra 2500 ballerini (di 250 gruppi di 52 regioni della Russia e di 26 gruppi di 18 paesi del mondo) per il passo a due con Chiara e inoltre abbiamo potuto danzare al Galà un passo a tre - si è aggiunta alla formazione la danzatrice non vedente Luisella Frumento- che è stata selezionata insieme ad altre 4 tra più di 2000 proposte .

Molti ballerini si lamentano del proprio corpo. Lavorare con delle persone portatrici di handicap ha cambiato la tua visione?
Io ero proprio così: molto criticato e molto autocritico sul mio fisico. Calcola che ho studiato nel periodo in cui il modello assoluto di riferimento era Roberto Bolle (un gigante di perfezione in tutto).
Quando ho conosciuto questa realtà mi si è aperto un mondo. Improvvisamente smetti di preoccuparti tanto delle tue linee quando vedi la fatica che questi danzatori devono fare per ottenere magari solo il 50% di quello che vorrebbero. Capisci che l’unico modo per ballare bene è quello di ballare per se stessi, allora la tua danza assume un significato anche per chi guarda.

Avete incontrato molte difficoltà?
Difficoltà ne abbiamo avute tante. Calcola che Chiara ha una tetraparesi spastica fin dalla nascita e che gestire una carrozzina non è affatto facile. Avevo paura di caderle addosso, che si impuntassero le ruote, di farla girare troppo velocemente… Con Luisella invece è necessario un lavoro di contatto sul corpo per farle capire il passo. Bisogna farle sentire la posizione che deve assumere e metterla letteralmente in posa. 
All’inizio mi sentivo frenato, ma poi ho smesso di pensare che stavo lavorando con delle disabili e ho iniziato a relazionarmi con loro come con persone che ballano. Tutto è andato a posto.

Cosa vuol dire per te “Inclusione”?
Domanda difficile… Ho sempre pensato che tutti debbano poter danzare, ma il mondo è ancora anni luce indietro su questo argomento. “Inclusione” per me è far sentire a chi non pensava di potersi accostare a una disciplina come la danza che in realtà è possibile, che sono come noi. Ognuno con i suoi problemi, magari i loro sono più difficili da superare dei miei, ma si lavora insieme con l’idea che se non puoi camminare ti posso aiutare io. 

Cosa avete pensato nel momento della vittoria?
Se te lo dico non ci credi: non abbiamo capito nulla! Io parlo italiano, inglese e spagnolo, ma in Russia non capivo nulla. Eravamo tutti sul palco, il presentatore continuava a parlare e a un certo punto ha pronunciato i nostri nomi. Chiara mi ha guardato come per chiedermi se avevamo vinto e io le ho fatto cenno di aspettare.. poi abbiamo visto esultare la ragazza che ci aveva aiutato come interprete e abbiamo capito che avevamo vinto. Devo ancora digerire l’emozione. 

Avete progetti futuri?
Nell’immediato futuro c’è il campionato mondiale IPC a Bonn e poi si ricomincia da capo con nuove coreografie e gare regionali, nazionali, etc. Vediamo dove ci vorrà portare il nostro maestro.

Speriamo li voglia portare in un tour mondiale, per testimoniare con il loro esempio come la danza possa aiutare ad accettare con un sorriso le difficoltà dalla vita

Bravi!




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